Le città del mondo dal secolo scorso sono state pianificate per ospitare l’automobile che ha preso possesso di una porzione di spazio urbano fuori misura. Con la pandemia causata dal Covid-19 le strade si sono svuotate, la congestione del traffico è per ora un ricordo, il carburante è persino più economico del solito, il parcheggio è abbondante e in alcune città anche gratuito.
La situazione è molto diversa per chi cammina nei marciapiedi, considerati prima isole di socialità e oggi zone a rischio.
C’è un’ingiustizia sociale causata da questa asimmetria dell’uso dello spazio urbano: da una parte i pochi automobilisti che hanno a disposizione un’enorme rete stradale e dall’altra i pedoni che si evitano nervosamente l’un l’altro nei marciapiedi.
Perché il sistema che sta muovendo così tante più persone dovrebbe avere molto meno spazio?
Abbiamo leggi e normative che garantiscono un parcheggio sufficiente, ma nessuna legge per garantire spazi verdi adeguati, marciapiedi più ampi e piazze da utilizzare per la socialità. A peggiorare le cose sono gli ostacoli che riducono i marciapiedi come alberi, pali della luce o segnali stradali: adesso è diventato evidente che lo spazio dedicato alla sosta su strada dei veicoli è maggiore di quello dedicato al marciapiede stesso.
I centri delle città europee non riescono a supportare il modello di diffusione dell’auto adottato nel dopoguerra dalle città americane. Il Giappone mostra un diversa modalità di utilizzo dell’auto; un paese, noto come uno dei maggiori produttori mondiali di automobili, nel quale il trasporto pubblico è capillare e la bicicletta è utilizzata da decenni. Lì l’auto viene utilizzata per il tempo libero e la sosta delle automobili su strada è vietata, infatti si può acquistare un automobile solo prima di aver dimostrato che si possiede un “certificato di possesso di garage”.
Questo perché lo spazio urbano ha un valore economico e sociale molto alto e molte città, nell’attuale crisi Covid-19, stanno immaginando le strade come spazi pubblici e non come parcheggi.
L’essere umano chiede di avere più spazio in città. Uno studio danese osserva che il comportamento dei pendolari, e quindi dei cittadini, cambia quando “le persone devono affrontare situazioni nuove e sorgono nuovi problemi in situazioni vecchie”: ciò è esattamente quello che sta accadendo adesso. Le lacune nella vivibilità quotidiana, evidenziate dalla pandemia, ci stanno rendendo consapevoli che le strategie attuate oggi costituiranno la capacità di affrontare e superare le sfide future della città.
speriamo bene. c’è chi invece invoca l’auto come mezzo per isolarsi dagli altri e proteggersi dal virus.
l’auto non fa che aggravare il problema, visto che l’inquinamento espone a un maggiore rischio.
E’ sufficiente VIETARE la circolazione delle auto tranne che per motivi giustificati di assoluta necessita’.